Se conoscete la serie televisiva Lie to Me sapete che il protagonista Cal Lightman è in grado di capire dalle microespressioni del viso se una persona sta mentendo o dicendo la verità.
Rosalind Picard, ingegnere elettronico presso il Massachusetts Institute of Technology Media Lab ha annunciato al New Scientist di star perfezionando un paio di occhiali (Social X Ray) in grado di fare la stessa cosa.
Sono stati ideati per aiutare le persone affette da autismo ma le loro possibili applicazioni sono molte di più.
Il prototipo integra una piccola telecamera che registra 24 “punti funzione” di un volto per rilevare proprio quelle micro-espressioni care a Cal ed è in grado di rilevarne non solo la tipologia ma anche la frequenza e ampiezza. I dati risultanti sono poi confrontati con un database di emozioni per identificarne la natura e lo comunica tramite una cuffia a chi li indossa o con accensione di led specifici.
Una persona media è in grado interpretare correttamente solo il 54 per cento delle espressioni sui volti di chi la circonda. Questo prototipo da solo è già capace di identificarne il 64% ma Picard è fiduciosa che presto la percentuale sarà molto maggiore e ha fondato insieme ai colleghi Rana e Kaliouby hanno fondato una società denominata Affectiva per perfezionare l’algoritmo e poi vendere il software di riconoscimento emotivo a chiunque sia interessato a implementarlo su altri dispositivi.
Presumo che le emozioni rilevabili sono solo quelle base e uguali universalmente per tutte le culture perché altrimenti il software dovrebbe anche essere in grado di identificare il paese di provenienza delle persone ‘studiate’.
Per il momento resta uno strumento utilissimo per gli autistici e rimaniamo in attesa di sviluppi futuri.