BrainGate è un sistema hardware-software di interfacciamento tra cervello e computer che i ricercatori della Brown University di Providence, Rhode Island stanno sperimentando da anni su pazienti che non sono più in grado di muover braccia e gambe.
Dai risultati di questa sperimentazione è emerso che gli elettrodi sono in grado di rimanere impiantanti per vari anni e non vengono rigettati dalla materia grigia con cui sono a contatto diretto.
“S3”, è il nome in codice di una paziente che negli anni 90 è stata colpita da un ictus che l’ha resa tetraplegica, e incapace di comunicare verbalmente. Le è stato impiantato un array di elettrodi che ha continuato a funzionare ininterrottamente per più di 1.000 giorni.
BrainGate è in grado di leggere le trasmissioni sinaptiche scambiate dai neuroni del cervello (che in condizioni normali permettono l’esecuzione di movimenti o l’articolazione di parole) e trasformarle in movimenti del cursore su uno schermo di computer. E’ sufficiente che lei pensi di spostarlo.
Il chip è minuscolo, grande quanto una pillola e tramite il movimento del cursore la donna è stata in grado di comunicare di nuovo col mondo esterno. L’efficienza dell’impianto però non è perfetta e il numero degli elettrodi funzionanti è sceso sensibilmente dopo i primi sei mesi.
Si tratta di un semplice problema tecnico ampiamente superato con miglioramenti ingegneristici alla tecnologia, dicono i ricercatori sottolineando la compatibilità tra questa interfaccia fantascentifica e il corpo umano.
“Il nostro obiettivo è quello di raggiungere il livello di performance di una persona senza disabilità che utilizza un mouse”
Probabilmente fino a poco tempo fa sarebbero stati giudicati visionari o quantomeno ambiziosi ma la ricerca e il progresso in ambito dei chip stanno facendo passi da gigante e rendendo questo ‘sogno’ non solo possibile ma anche attuabile in tempi non biblici. S3 è ancora ‘al lavoro’.
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