The Big Internet Museum ha aperto da poco ed è il primo museo online interamente dedicato ad Internet e al Web. E’ gratuito e non ha orari:P
E’ stato concepito da TBWA\Neboko, un’agenzia pubblicitaria tra le più rinomate in Olanda, in collaborazione con Mediamonks, società specializzata nella definizione del concept, design e produzione di lavori in digitale.
Il museo, i cui fondatori sono Dani Polak (direttore artistico) Joep Drummen (copywriter) e Joeri Bakker (account manager), documenta e ripercorre la storia della Rete a cominciare dai primi tentativi di ARPAnet, insieme ai suoi pionieri e continua descrivendo le principali tappe ed invenzioni come la creazione dell’email, la nascita di Google, la comparsa del primo messaggio di spam e l’avvento di Wikipedia.
Il sito contiene sette diverse sezioni, o ali, nelle quali si possono trovare informazioni sugli emoticon, su Napster, il primo sistema peer-to-peer di massa, su LimeWire, programma open source di file sharing, o sui modem 56K, le cui basi sono state poste dal canadese Brent Townshend nel 1996. A proposito delle periferiche, nel settore che si occupa di questo argomento si possono trovare notizie e link interessanti su smart tv e webcam, con un rinvio al sito di FogCam , la più antica ancora in funzione dal 1994 presso la San Francisco State University.
Insomma se non conoscete la storia della rete può essere un modo interessante per apprendere come è nato lo strumento che ormai fa parte della vita di tutti noi.
Da visitare anche la sezione giochi – con una breve carrellata su MUD1, primo mondo virtuale a supportare più utenti, Second Life e Minecraft – e anche un’ala che ripropone gli Internet meme, fenomeni o tormentoni del web, come i classici Chuck Norris fact e RickRolling o i più recenti Double Rainbow e Nyan Cat.
Un’altra parte interessante è quella dedicata alle esposizioni temporanee. Attualmente, grazie al contributo di MediaMonks, la sala è occupata da una mostra sulla storia di Flash, il software di Adobe comunemente utilizzato per creare animazioni, video e pagine web interattive, anche se ora è in declino soppiantato da html5 e canvas.
La collezione permanente può essere arricchita dai visitatori stessi che sono invitati ad inviare e avanzare le loro idee e proposte. La decisione di includere quanto presentato dai vari utenti, secondo una logica di crowdsourcing, è demandata direttamente al pubblico, trasformato in questo modo in potenziale curatore. Tra i pezzi da inserire nella raccolta museale, sottomessi al voto online, ci sono Mosaic, WordPress, eBay, LinkedIn, Tumblr, Megaupload e altri contenuti.
Via: La Stampa
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