Molti ricordi tendono ad attenuarsi nel tempo fino a scomparire. In alcune persone questo processo è più veloce e sono più smemorate (vedi Dory di Nemo), in altri più lento ma tutti tendono via via a dimenticare, almeno alcune cose.
Da tempo gli scienziati si stanno occupando della ricerca di “qualcosa” che faccia dimenticare ricordi dolorosi, ma è possibile utilizzare le stesse conoscenze per impedirci di dimenticare?
Sembrerebbe di sì anche se per ora gli esperimenti sono stati solo sui ratti ed esclusivamente sulla memoria associativa.
Due anni fa era stato fatto un esperimento partendo dalle conoscenze sul condizionamento.
Somministrando ad alcuni ratti uno specifico gusto-ad esempio saccarina, e uno stimolo sgradevole, costituito da un farmaco che induce nausea, il risultato era che i topi sviluppavano un avversione a quel gusto, però se tale ‘avversione’ non viene rinforzata con altre somministrazioni di farmaco emetico , i ricordi lentamente scomparivano e con essi l’avversione. col tempo, anche se l’avversione non scompare del tutto durante il periodo di due settimane che gli autori stavano guardando.
Si era scoperto che è possibile accelerare radicalmente questo processo di dissolvenza, iniettando una sostanza chimica che blocca un enzima specifico del cervello (proteina chinasi M ζ), i ratti già dopo 25 giorni dal condizionamento si comportavano come se non avessero mai sperimentato la nausea associata a quel sapore. insomma avevano dimenticato.
Ci si chiede ora, se inibendo la chinasi M ζ si assiste a perdita di memoria, una sua maggiore concentrazione potrebbe rinforzare la memoria?
La risposta è affermativa, nei ratti in cui il processo di dissolvenza era già in atto, l’aumento della chinasi ha provocato un rafforzamento di quei ricordi.
Siamo solo agli inizi e non solo perché finora i risultati sono solo ‘topeschi’ ma soprattutto per altri due motivi:
– Per aumentare la concentrazione della chinasi si è ricorsi a un virus creato con ingegneria genetica che induce il rilascio della chinasi M ζ con un sistema di pompaggio e che però di fatto ‘infetta’ una zona cerebrale e non si conoscono ancora gli effetti collaterali
– funziona per il momento solo sulla memoria associativa
nonostante questi due limiti è un buon inizio sia per la cura di malattie vere e proprie come l’Alzheimer sia per magari in futuro dare una mano a chi si sta apprestando a affrontare una prova impegnativa,
Staremo a vedere:)
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[…] Un virus che aumenta la memoria… […]